La "confusione" dell'Italia, l'approccio cinematografico alla verità e la genesi dei suoi film. Sono stati questi i temi su cui si è soffermato il regista italiano Francesco Rosi, incontrando il pubblico presso il museo del cinema di Berlino. L'occasione del dibattito è la consegna a Rosi dell'Orso d'oro alla carriera, prevista per domani sera alla Berlinale.
"L'Italia è un Paese che sta attraversando un periodo di confusione" e i suoi stessi leader sono "in crisi", ha detto Rosi (85 anni). E "non è immediatamente possibile capire le ragioni di questa confusione, sono diverse", legate al sistema politico e alla società italiana, ha spiegato il maestro del cinema politico.
Poco prima, Rosi si è soffermato sul tema del realismo cinematografico. Girando "Salvatore Giuliano", ha rivelato, "ho capito che dovevo essere fedele a una struttura che rispetta la verità dei fatti, senza necessità di inventare", perché inventare riduce la verità della storia. Questa non-fiction assegna ai film quella "verità storica" che li rende ancora oggi attuali.
Rosi ha poi sottolineato l'importanza di creare "una sorta di partecipazione", ricorrendo anche, come per "Salvatore Giuliano", ad attori non professionisti, "persone che erano parte della vita" raccontata e andando a girare sui luoghi in cui la vicenda si è svolta.
"La cosa più importante", ha osservato Rosi, che si è espresso in francese, "è il realismo: l'arte deve usare il realismo per raggiungere una verità autentica".
Il regista ha ricordato in particolare la vicenda di "Salvatore Giuliano", respinto alla Mostra del cinema di Venezia ("è un bel film, ma è un documentario", la motivazione del rifiuto) e poi vincitore dell'Orso d'argento per la miglior regia proprio a Berlino, nel 1962.
Rosi si è soffermato anche su Napoli, sua città d'origine, che "non è mai qualcosa di statico, ma è sempre stata in movimento" e che nasconde "sotto la superficie di città splendida" anche miseria e disoccupazione. "La mia passione per comprendere Napoli e per farla comprendere è stata quasi inevitabile, è stata la mia fede", ha notato.
Il regista ha infine respinto l'idea di un peggioramento del cinema italiano rispetto a quello di qualche decennio fa. "Non è vero che adesso non si può più scegliere" tra registi di valore, "ci sono giovani che stanno provando a misurarsi con film difficili sulla società", ha spiegato. "E' il mondo che è diverso, che è un'altra cosa", ha concluso.
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